La pratica sportiva come strumento del percorso di riabilitazione umana e sociale dei detenuti. L’agonismo diventa protagonista dentro le mura penitenziarie per aiutare i detenuti a cambiare vita mentre stanno scontando la loro pena. In numerose case circondariali della Campania sono in corso importanti programmi che permettono ai reclusi di curare il corpo e la mente. Fare sport allevia la sofferenza della detenzione, inculca il rispetto delle regole, insegna a fare sacrifici per migliorarsi, promuove lo spirito di squadra per risolvere i problemi e superare le difficoltà.
E’ vincente la collaborazione tra Fondazione Milan e Fondazione CDP che, insieme al Ministero della Giustizia, sono impegnati nel progetto “Play for the Future”, mirato al reinserimento sociale dei giovani detenuti attraverso percorsi di educazione sportiva e di orientamento professionale. Il Ministro della Giustizia Carlo Nordio, l’Assessore alle Politiche Giovanili del Comune di Napoli Chiara Marciani, il Capo Dipartimento per la Giustizia Minorile e di Comunità Antonio Sangermano, una delegazione rossonera composta dal Vicepresidente Onorario di AC Milan Franco Baresi e il Segretario Generale di Fondazione Milan Rocco Giorgianni e Leonilde Vitolo, Segretario del Consiglio di Amministrazione di Fondazione CDP, presieduta dal Presidente di CDP Giovanni Gorno Tempini hanno illustrato i primi dati elaborati attraverso l’analisi di Valutazione di Impatto Sociale condotta sul progetto e realizzata in collaborazione con Associazione ISNET al fine di misurarne e valutarne i benefici e risultati. I partecipanti svolgono regolarmente attività sportiva, conducono colloqui di lavoro e seguono un percorso di orientamento lavorativo, mentre in precedenza solo l’8,3% praticava uno sport e il 5,6% si era affacciato al mondo del lavoro. L’analisi ha rilevato un generale miglioramento delle condizioni psicologiche dei ragazzi, con comportamenti e attitudini caratterizzati da una maggiore apertura al dialogo, un aumento dell’autostima e della fiducia, sia in sé stessi sia nei confronti degli operatori, e una crescita delle competenze sociali e relazionali. Emersi inoltre una maggiore capacità di mantenere gli impegni presi e di valutare i propri limiti e bisogni, come una più elevata attitudine a riflettere sui motivi che hanno portato alla commissione del reato. Risultati che incidono positivamente sui processi di crescita e responsabilizzazione dei giovani coinvolti nel progetto e che rivestono un ruolo fondamentale nel perseguimento di uno degli obiettivi primari del progetto, ovvero la riduzione del rischio di recidiva. Calcio, Pallavolo, basket, tennis tavolo, atletica leggera, arti marziali sono gli sport maggiormente praticati in carcere. Nella Casa Circondariale di Secondigliano Pasquale Mandato è in corso il progetto “Gestire la forza – Guardare alla vita”, promosso dall’ Asd Meridies affiliata ASI. La non-profit è attiva dal 1996 nel promuovere la salute attraverso lo sport e con questo nuovo progetto si propone di implementare corsi di attività fisica ispirati alle discipline orientali per favorire la salute e il benessere dei detenuti. Carmela De Cesare, presidente dell’Asd Meridies spiega che “attraverso questa iniziativa più di cinquanta detenuti avranno la possibilità di usufruire di trecento ore di attività fisica che comprendono lezioni di Ju Jitsu, Yoga, Fitness e Cultura Fisica guidati da tecnici ASI tra cui il Maestro Salvatore Izzi con la sua Asd Vip Center”. L’obiettivo principale è gestire le tensioni causate dalla detenzione, prevenire comportamenti autodistruttivi e suicidari, promuovere la collaborazione tra detenuti e migliorare la convivenza all’interno del carcere. Lo sport dunque è visto non solo come disciplina formativa, ma anche come strumento per la valorizzazione personale, la socializzazione e l’aumento dell’autostima. Il Dirigente Nazionale ASI Giancarlo Carosella sottolinea l’aspetto educativo e socio- psico-pedagogico del progetto, mirato a sviluppare abitudini sane e a favorire l’inclusione sociale.